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Rimini – Montescudo (21,097 km) Rimini 8 dicembre 2010

Per chi mi conosce sarà una cosa strana vedere che per una volta non corro in Francia. Effettivamente, un po' per pigrizia, un po' per altri impegni, e a volte anche per motivi economici, ho sempre preferito correre vicino a casa, e siccome, l'estremo ponente ligure non offre così tante opportunità per gareggiare, la Costa Azzurra, compensa abbondantemente.
Comunque non perdiamoci in ciance, ho deciso di partecipare a questa gara e, anche se potevo permettermi solo un giorno di ferie dal lavoro, per evadere dal solito ambiente e provare qualcosa di nuovo e di diverso. É stata una vera e propria avventura, cominciata martedì 7 dicembre alle ore 3:45 quando la sveglia è suonata. Volevo arrivare a Rimini per tempo e riposarmi prima della corsa, così un'ora dopo la sveglia salivo sul treno che da Bordighera mi avrebbe portato a Milano. Nel tratto fino a Genova in treno faceva freddo e penso che il raffreddore che mi sto portando dietro ancora oggi, a sei giorni di distanza lo abbia preso proprio su quella carrozza. La cosa triste è che da qualche giorno non riesco a sentire profumi e gusti dei cibi e delle bevande, il tutto è aggravato da un piccolo inconveniente del quale vi parlerò più avanti.
La scelta di Rimini non è casuale, ma ben mirata. Infatti la corsa è stato un pretesto per poter incontrare una carissima amica che non vedevo da parecchio tempo. Sapete, una persona importante, che ha segnato qualcosa di fondamentale nella mia vita; apparsa all'improvviso in un momento di grande dubbio e tristezza, e che con la sua semplicità mi ha ridato quella gioia di vivere e di correre che per troppo tempo mi era mancata. Una persona che mi ha dato molto senza chiedere nulla in cambio, e che so di avere vicino anche se la distanza che ci separa è notevole, e le possibilità di incontrarsi sono poco frequenti.
Ad ogni modo, dopo circa un quarto d'ora di attesa, finalmente sul tabellone delle partenze è apparso il numero del binario a cui mi sarei dovuto recare per salire sul treno per Rimini. Freccia Bianca. É la prima volta che prendo una Freccia; da noi in Liguria arriveranno quando dalle altre parti le ferrovie saranno sostituite da qualche mezzo di trasporto avvenieristico.
Bello, comodo, e soprattutto CALDO!
Ore 12.45; stazione di Rimini. Arrivato. Ora non mi resta che prendere un filobus che mi porterà all'albergo. Chiedo alla biglietteria e mi dicono di prendere l'11. All'arrivo in albergo prendo possesso della mia camera e mi riposo un'oretta circa, poi mi aspetta un giro per Rimini, Riccione, ecc. con una guida speciale. É bello sapere che in un mondo che vive solo di soldi, sesso e sostanze stupefacenti, esistano persone che nel loro “piccolo” apprezzino un pomeriggio in compagnia di un amico a parlare di cose serie e di stupidaggini, a bere qualcosa insieme, ad assaporare una piada con il crudo e lo squaqquerone; insomma che esistano ancora questi valori!
Come tutti sappiamo, quando si fa qualcosa di piacevole, il tempo vola, e così, dopo un pomeriggio splendido è giunto il momento di salutarci. Ci congediamo davanti ad un negozio di articoli sportivi, perchè disfando la valigia in albergo mi sono accorto di non averci messo dentro neanche una maglia tecnica a manica lunga, e non mi sembra stagione da t-shirt.
É ormai ora di cena e mi concedo un piatto di strozzapreti con salsiccia e fagioli, poi, per stare “leggero”, un'insalata con lattuga, parmigiano, pere, noci, aceto balsamico... e mezzo litro di Sangiovese, e poi...buonanotte!
É mattina e sono già mentalmente pronto ad affrontare la gara. Munito di sacca con i vestiti di ricambio, dopo aver fatto colazione e lasciato la valigia in custodia alla reception dell'albergo, mi dirigo a piedi verso la partenza che dista circa un chilometro dall'hotel. Passeggio nella frescura mattutina e sono attratto da un manifesto pubblicitario dall'altro lato della strada, e mentre cammino con il volto girato verso destra urto violentemente contro il palo di un segnale stradale. Che botta! In pieno naso (in pieni occhiali, direi). Neanche il tempo di capire che cosa mi era successo che sento qualcosa di liquido e caldo che mi cola giù dal naso. Giornata di festa, mattina presto (8:15 circa), nessuno in giro, e io accasciato a terra che cerco affannosamente dentro la sacca un fazzoletto di carta, una salvietta e gocce di sangue che colano copiose a terra. Finalmente trovo i fazzoletti e comincio a tamponare la narice che sanguina, poi cerco di ripulirmi con una salvietta e per fortuna nella sacca ho l'arnica; il gel miracoloso che mi porto sempre dietro quando sono con Olga, la mia bimba di 5 anni. In qualche modo riesco a riprendermi dallo shock e da quel filo di paura, e mi guardo nello specchietto retrovisore di una macchina. Che naso! Già non ho un naso piccolo, ma oggi, sembra gigante. Per fortuna fa freddo e la temperatura bassa forse ne ha impedito un gonfiore ancora più vistoso.
Per un attimo ho pensato di dover rinunciare alla gara e di deviare verso il pronto soccorso, che non distava molto, ma poi, dopo che mi sono toccato e ho sentito scricchiolare qualcosa, penso di essere riuscito a riposizionare il mio naso che si doveva essere spostato un po' verso destra. Mi sembrava anche meno gonfio!
La decisione ormai era presa. Vado alla partenza.
Giunto alla zona consegna pettorali, ritiro il numero (225), e il pacco gara che contiene un opuscoletto con un sacco di itinerari ciclistici in tutta la zona, una maglietta e una bottiglia di sangiovese prodotto nella zona di Montescudo. Con calma, e ancora un tantino preoccupato per la botta mattutina mi preparo, telefono alla mia bimba per ricevere l'in bocca al lupo suo e della mamma, e poi consegno la borsa. In tutto questo tempo, ho continuato a soffiarmi il naso e a tingere fazzoletti di carta di color rosso vivo.
Ormai mi è rimasto poco tempo per riscaldarmi, così dopo pochi minuti ci raduniamo tutti dietro alla linea di partenza che viene data nel piazzale di un concessionario di automobili che dista alcuni chilometri dal centro di Rimini, vicino ad un grande centro commerciale che si chiama “Le Befane”.
Ore 9:30: partenza. Siamo circa 200, il tempo non è bello, il cielo è grigio, ma meglio così che col sole; almeno per me. A questo punto i miei ricordi si fanno più nebulosi, perchè, non conosco il percorso, sono in un posto dove mi trovo per la prima volta nella mia vita, e comunque sono preoccupato anche un po' per il mio naso... La prima cosa che facciamo è un giro in tondo nel piazzale della concessionaria, e poi ci incanaliamo verso l'interno. Il primo cartello chilometrico che vedo è quello del terzo chilometro, e abbiamo già percorso anche una discreta salita. I posti sono molto belli. Strade poco percorse da automobili, e il mio ritmo mi sembra buono. Poco prima del quarto chilometro, ci ritroviamo a percorrere una discesa piuttosto ripida e, verso la metà avverto un dolore intenso tra il basso addome e l'attaccatura della gamba destra che mi costringe a fermarmi e a camminare per alcune decine di metri. Mi massaggio la zona, respiro profondamente (per quanto mi è possibile!!!) e provo a ripartire. Tutto bene. Meno male. Il percorso procede tra bivi, svolte a sinistra, a destra, sottopassi (sotto l'autostrada), ponti (sopra l'autostrada), e ad un certo punto ci inoltriamo in una stradina di campagna in terra battuta. I nomi di paesi e frazioni si susseguono: San Martino Monte l'Abate, Via Panoramica, San Lorenzo in Correggiano, salita, pianura, discesa, piccole chiesette, grandi vigne, qualche automobilista impaziente che nonostante l'invito dei runners a rallentare ci sfreccia accanto a tutta velocità.
Sulla nostra destra l'enorme tenuta di San Patrignano e sullo sfondo in lontananza San Marino, confuso tra la foschia e le nuvole basse. Abbiamo già usufruito di alcuni ristori, dove ci viene offerto anche il te caldo (che bellezza) e siamo già oltre metà gara quando passiamo accanto ad uno splendido ponte costruito in mattoni rossi in località Ospedaletto dove per un tratto transitiamo sulla pista ciclabile, e la strada continua a salire e scendere. Io sono abituato ai saliscendi, ma quelli liguri, magari sono più lunghi, e con qualche tornante, qui sono strappi ripidi che tagliano il fiato e le gambe. Oggi sono pure costretto a correre senza occhiali, e privato delle mie lenti fotocromatiche vedo una luce alla quale non sono abituato.
Le posizioni ormai si sono stabilizzate. Vedo qualcuno davanti, sento qualcuno dietro, mi superano in discesa, li recupero in salita e intanto saliamo e si comincia a vedere lontano quando si corre sul crinale, da una parte verso il mare (che però non si vede) e dall'altra verso l'interno. Distese di filari, campi verdi, piccoli gruppi di case, e i nomi cambiano...Pian della Pieve, Monte Tauro, Cavallino e su, su, su, per poi tornare giù fino al km 16 circa dove si riprende a salire verso Trarivi da dove comincia l'ultima ascesa verso Montescudo. Ultimi 3 chilometri circa dopo essere passati accanto alle rovine di un'antica chiesa ormai completamente senza tetto. Non mi vergogno di dirvi che nell'ultima rampa di salita ho camminato per parecchi tratti, tra naso e freddo! Fino a quando verso l'ultimo chilometro l'aria è cambiata. All'improvviso, come per incanto, il vento freddo che ci aveva accompagnato per parecchi tratti, è svanito e si è trasformato in una brezza tiepida che ci ha accompagnato fino al traguardo. L'arrivo è situato in una piazzetta in cima ad un ultima rampa lastricata in pietra. Siamo accolti dallo speaker che cerca di risalire ai nomi attraverso il numero di pettorale e ci possiamo rifocillare e dissetare al ristoro finale. 1 ora 44' 36'', 76° assoluto su 193 arrivati, con molta soddisfazione visto il pre-gara. Ora non mi resta che andare a recuperare la borsa, asciugarmi e cambiarmi. Potrei approfittare anche del servizio massaggi, ma purtroppo mi aspettano circa otto ore di viaggio in treno per rientrare a casa all'una di notte circa. La prossima volta cercherò di prendermi qualche giorno in più per potermi godere meglio il tutto. Vorrei fare i miei complimenti all'organizzazione, curata nei particolari e molto efficiente. Ristori, personale presente ad ogni bivio, segnalazioni, ma soprattutto simpatia e disponibilità.
Mi sono imbarcato sul primo bus navetta che ci ha riportato alla partenza con un autista che scendendo ci ha fatto da cicerone, spiegando cosa si vedeva da una parte e dall'altra.
Ho ancora il tempo di poter salutare la mia preziosa amica riminese e lascio la Romagna con una piccola lacrima, perchè sarei voluto rimanere ancora, e con un grande sorriso al pensiero di poterci ritornare presto.
Buone corse a tutti e alla prossima.
Pier.



14/12/2010


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