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Course du Soleil (Nice-Monaco) km 19,600 - 6 febbraio 2011

Ho già raccontato questa gara due anni fa, la prima volta che l'ho corsa (è anche stata la mia prima gara da Happy Runner), dunque, prima di mettermi a scrivere sono andato a rileggere il mio “lavoro” per cercare di non ripetermi.
Intanto la giornata comincia con auspici ben diversi, rispetto a due anni fa. Il cielo è sereno e, nel breve tratto autostradale da Ventimiglia a Montecarlo, guardando l'orizzonte si scorgono le montagne della Corsica. Capita spesso in inverno e in primavera, nelle mattinate limpide, di riuscire ad individuare la sagoma delle cime che affiora dal mare.
Una volta tanto non sono in macchina da solo, infatti finalmente un carissimo amico che da qualche tempo non era riuscito più ad allenarsi regolarmente, ha da poco ripreso a correre, e ha deciso di affrontare questa corsa dal chilometraggio non ben definito. Guida lui, dunque io mi godo il panorama. Il viaggio è breve, mezz'ora circa e siamo già all'interno del parcheggio dello stadio “Louis II” dove gioca le sue partite casalinghe di ligue 1 la squadra di calcio del Monaco.
Sono circa le sette e ci avviamo a piedi verso i pullman che ci attendono per condurci alla partenza al porto di Nizza. Sul nostro pullman c'è un vociare misto italiano, francese, italese, franciano, basta capirsi! Naturalmente gli argomenti sono i soliti: corse, allenamenti, quanto pensi di fare oggi?, cosa stai preparando? ...ieri Silvio ha dichiarato che vuole stare sotto l'ora e trentacinque..., e chi più ne ha, più ne metta.
La temperatura al porto di Nizza è piuttosto fresca, data la nottata limpida, ma si spera nel levarsi del sole, anche se ora sembra che alcune nuvole vogliano nasconderlo. Ritiro dei pettorali, consegna zaini da recuperare all'arrivo, te caldo offerto dall'organizzazione, e poi spazio al riscaldamento...corsetta, allunghi, stretching, ognuno ha il suo metodo e il suo abbigliamento: chi osa e si permette pantaloncini sgambati e canottiera, chi appare dietro una coltre di vestiti e pesanti e cappuccio di pile, camel bags, cinturoni con cartucciere zeppe, sacchetti della spazzatura indossati come riparo dal freddo. Quando giunge il momento della partenza, è arrivato già il sole, che per fortuna ci accompagnerà per tutto il tragitto.
L'organizzazione di questa corsa sostiene un'associazione che si chiama “Les Restaurants Du Coeur” e, ogni anno, la vigilia della gara nei supermercati della regione viene organizzata una raccolta di generi di prima necessità da donare a questa associazione insieme a parte delle iscrizioni e ad un assegno versato da ogni comune attraversato dai corridori.
Il percorso è stato leggermente modificato rispetto alle ultime edizioni, a causa di alcuni lavori stradali e comunque è sempre spettacolare, ancora di più con il sole. Si costeggia costantemente il mare e, quest'anno, quando mi aspettavo una salita ripida all'altezza di Villefranche sur Mèr, ci hanno deviato in discesa, e abbiamo percorso tutto il lungomare della piccola baia dove venne ambientata una fuga in motocicletta con Sean Connery, alias “agente 007” protagonista, tra le stradine di questa cittadina sul mare.
La seconda modifica del percorso ci ha fatto perdere un pezzo di sentier littoral tra Saint Jean Cap Ferrat e Beaulieu. Peccato.
La corsa procede bene. Non ho riscontri cronometrici, perchè finora non ho ancora visto nessun cartello, un po' per distrazione, un po' perchè con le strade strette, anche se non siamo tantissimi, si rimane sempre in gruppo, e bisogna fare attenzione a non inciamparsi e ostacolarsi a vicenda.
Comunque un ristoro lo abbiamo già superato, dunque siamo a più di cinque chilometri.
Le strade sono aperte al traffico, ma qui sono molto rispettosi, e possiamo correre tranquillamente sulla sede stradale in fila indiana. Il brutto è quando devi superare qualcuno che corre appena più lentamente di te, e magari ci metti 500 metri col rischio di fare, come dicono qui da “bouchon”, che sarebbe il tappo, e bloccare il traffico!
Ero partito con fascetta di pile e guanti, ma prima ho tolto una e poi gli altri, sistemandoli nei pantaloni, perchè il sole si fa sentire, e la temperatura è salita notevolmente, penso che saremo intorno ai 15°. Non male per essere all'inizio di febbraio.
Comunque sono riuscito a vedere alcuni cartelli chilometrici; il nono, il tredicesimo, il sedicesimo, e così siamo già a Cap D'Ail, dove inizia il tratto finale tutto in discesa. Qui ho fatto valere le mie lunghe leve e mi sono lasciato trasportare dalla pendenza (spingendo anche un po'), fino al traguardo. Non più di duecento metri prima dell'arrivo, assistito dai sanitari c'era un collega coricato a terra, pallido, con una coperta di lana addosso. Capita spesso che ci siano scene del genere, che fanno un certo effetto. Speriamo che non fosse nulla di grave.
Taglio il traguardo in un'ora ventotto minuti e undici secondi, molto soddisfatto della mia condotta prudente nei primi chilometri che mi ha permesso di finire il progressione (aiutato anche dalla discesa!).
Siamo tantissimi, tutti assiepati davanti all'ingresso dello stadio dove c'è il ristoro finale, il palco per le premiazioni, la consegna degli zaini e, appena arrivato vedo Paolino, un amico (“avversario”) che me ne dice di tutti i colori, perchè prima della partenza gli avevo detto che mi volevo risparmiare e che avrei voluto fare un'ora e quaranta. Poi piano piano arrivano anche tutti gli altri amici, così ci possiamo prendere in giro gli uni con gli altri. Dopo che ci siamo cambiati e asciugati, rimaniamo in due (del gruppetto di amici italiani) ad assistere alle premiazioni, che sono sempre molto colorite, e ci spelliamo le mani ad applaudire le prime tre classificate nella categoria veteran 3 (dai 60 ai 70), tre arzille signore delle quali cito il tempo della prima classificata: 1h 39' 35''. Di seguito vengono premiati anche i primi tre classificati della categoria veteran 4 (per capirci: più di 70 anni!!). Il vincitore di categoria ha concluso in 1h 41' 38''. Diciamo pure che ci metterei la firma per riuscire a mantenere questi tempi, non dico fino ai 70, comunque...
La cosa più divertente mi è successa quando un gruppo di italiani non della nostra zona mi ha chiesto se gli facevo una foto davanti allo stadio. Ho accettato volentieri, ma nel momento in cui ho premuto il pulsante della macchina fotografica per mettere a fuoco, il display è diventato completamente nero. Batterie esaurite. Così abbiamo risolto diversamente. Gli ho scattato la foto con il mio cellulare che aveva la macchina fotografica con più pixel, e poi gliel'ho mandata sul suo cellulare via bluetooth, tra i vari commenti tipo: “Che figure!”, oppure: “Abbi pazienza, sai siamo italiani!”. Se penso che solo dieci anni fa non ci saremmo nemmeno immaginati di fare una cosa del genere.
Dopo questa gara non ne ho in programma altre; sono quasi pronto per la maratona di Roma.
Buone corse a tutti.
A presto.
Pier



07/02/2011


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