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Un giro da Paura.

Ho sorriso quando mi sono reso conto che il mio rientro alle competizioni, dopo "soli" trent'anni, passava attraverso una "Gara da Paura"! Per chi non lo conoscesse, mi riferisco al "4° Giro da Paura" dell'Idroscalo di Milano. Devo ammettere che la mia emotività si è affezionata molto al nome della gara e, fino a poche ore prima del via, mi sentivo molto agitato, anzi, avevo proprio paura! Non capivo cosa desse tanto terrore. Corro da sempre pur senza partecipare alle gare. Riflettendo, mi sono reso conto che ho iniziato 4 volte a preparare il mio rientro alle corse (voglio fare la maratona). Ogni volta che ho iniziato a prepararmi mi sono rotto qualcosa ed ho avuto degli stop lunghissimi. In quel momento di consapevolezza è scattata la vera competizione. Non con gli altri: con la mia mente! Lì ho capito che dovevo fare quella gara per dimostrare alla mente che anche lei può essere allenata e "convinta" a competere! Sono iniziati da subito i boicottaggi: problemi col certificato medico, ritardi vari, dolori sparsi, etc. Un'ora prima della gara scende la calma. Mi sembra di essere in meditazione. Tranquillo e sereno come non mai: totalmente presente a me stesso. Arrivo sul lago dell'Idroscalo. Incontro compagni di squadra degli Happy Runner, qualcuno saluta, qualcuno no. Non mi scompongo. Mi scaldo, mi "stiracchio" ed arriva il momento del via. Mi piazzo verso il fondo, totalmente consapevole del mio attuale sovrappeso. Parto tranquillo come tanti altri. Ne supero parecchi e questo mi da ulteriore serenità. Corro senza problemi ma "non tiro". A 2,5 km dal traguardo socializzo con alcune partecipanti e ci sosteniamo a vicenda fino a circa 600m dall'arrivo. Lì sento che posso provare a cambiare marcia, ad allungare. Resto sorpreso di quanto posso accelerare e con quanta facilità. Mi chiedo come ho fatto a correre così piano se potevo andare così forte! "Volo" verso il traguardo e, in quel momento, torna quell'emotività che sembrava domata. Vedo tutta quella gente, il tempo ufficiale, fotografi, cameraman, chi incita, chi semplicemente urla, la musica che "sottolinea" ciò che accade e poi... la linea del traguardo! Quando i miei occhi si fissano sul traguardo lo stomaco inizia a stringere, i succhi gastrici si infilano in gola, sento che sto per vomitare e non è una sensazione emotiva ma fisica. Mi rendo conto che c'è una parte di me che vorrebbe volare su quel traguardo ed una che si sente morire all'idea di superarlo. E' quella che ha paura del giudizio del cronometro e della gente e che preferisce fermarsi prima del traguardo per evitare di essere giudicata. Sembra compiere una semplice equazione: se mi fermo prima nessuno potrà giudicarmi per il mio risultato. Le due parti combattono tra loro ed il vomito si fa largo in gola. Rallento nel tentativo, poco gradevole, di ricacciarlo giù. Tentativo andato a buon fine. Mi sembra di svenire per lo schifo che ho in bocca ma "tengo" e pur rallentando taglio il traguardo e "vinco la mia gara" contro la paura del giudizio. E' stata davvero "una gara da paura" ma, pur nel silenzio del mio cuore, festeggio una vittoria che sa di riscatto, di libertà ritrovata, di pace con se stessi, che non è stata bagnata dallo spumante ma soltanto dalla lacrime che sono scese dietro gli occhiali! In quel momento vorrei avere davanti a me Paola, Barbara e Tony per stringerli in un unico abbraccio e ringraziarli per avermi permesso di essere lì, a vincere "una gara "da paura"! Grazie, davvero grazie a tutti voi!
Luca Pesci



13/09/2010


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